Marocchini d'Italia scrivono al Sindaco del comune di Arco di Trento

lunedì 11 marzo 20130 commenti


Marocchini d'Italia scrivono al Sindaco del comune di Arco di Trento
Al sig. Sindaco del comune di Arco di Trento
Egregio Signor Sindaco,
Con la presente siamo a comunicarVi il grande dispiacere dopo aver letto il comunicato riguardante l’iniziativa promossa dal Vostro Comune per il giorno 12 marzo 2013 avente titolo “Donne Saharawi, il coraggio e la determinazione” .
Non intendiamo svalutare l’intenzione culturale e sociale che ha mosso il desiderio di promuovere tale iniziativa, ma ci troviamo costretti a riferirVi alcune necessarie e doverose precisazioni e puntualizzazioni.
Innanzitutto dobbiamo smentire l’esistenza di un “Governo Saharawi”, il cui non riconoscimento è una posizione sostenuta dal Marocco ed anche dall’ONU (Organizzazione Nazioni Unite), dall’Unione Europea ed infine dall’Italia stessa.
Il rappresentante da voi citato quindi può definirsi solo come il riferimento in Italia del “Fronte Polisario”.
Nel vostro comunicato viene citata inoltre la data del 1975 come anno di invasione da parte del Marocco, ma gli avvenimenti storici ricordano in maniera non opinabile che la suddetta data corrisponde all’evento storico della “Marcia Verde”, in cui 350 000 marocchini disarmati, provenienti da tutto il Marocco, sotto la guida del governo marocchino, si radunarono al sud del Paese per poi procedere alla liberazione dalla dominazione spagnola.
Il 14 novembre del 1975 la Spagna ha sottoscritto insieme al Marocco l’ “Accordo di Madrid”, che stabiliva le proprie modalità di retrocessione da questo territorio.
La violazione dei diritti umani delle donne che Voi avete citato come atto perpetuato dal Marocco, è una posizione non condivisa da alcun organo internazionale che si occupa di tutelare le donne ed i più deboli.
La popolazione da Voi rammentata si trova sul territorio algerino, nei campi di Tindouf, dove viene in quel caso perpetrata la violazione dei diritti umani, primo fra tutti quello della “Libertà”.
Le donne in quella situazione infatti, si trovano sequestrate (in quanto non hanno scelto di vivere nei campi) ed a crescere i loro figli in condizioni economico - sociali disastrose.
Esse subiscono atti di violenza sessuale, senza avere la possibilità di denunciare, vengono separate dai loro figli, deportati dall’età di sei anni a Cuba per la rieducazione ideologica e sono private dei diritti fondamentali tra i quali l’istruzione, l’educazione e la cura.
Gli organi internazionali inoltre chiedono da anni ai rappresentanti del Fronte Polisario di procedere al censimento della popolazione, già effettuato dal Marocco, atto che eviterebbe le false comunicazioni sulle ipotetiche sparizioni delle donne e di altri esponenti della popolazione.
Non sono mai stati infatti forniti dati sugli abitanti nei campi e nemmeno su quelli presunti scomparsi.
Il Ministero degli Esteri italiano inoltre sconsiglia ai cittadini italiani di recarsi nei campi di Tindouf (territorio algerino) per un alto rischio di sottrazione e rapimenti.
Nel caso del Marocco compresa le regioni del Sahara, nessuna limitazione.
Utilizzare poi il termine “barbarie” in riferimento al Marocco è un atto grave e scorretto, perché a livello internazionale si conosce quanto esso sia un Paese che si sta sforzando di offrire una soluzione pacifica della questione e che da anni mostra una particolare attenzione,anche attraverso la legislazione, nei confronti delle donne.
Affermare poi che le donne Saharawi sono tra le più libere del mondo “musulmano”, a parte essere una dichiarazione inadeguata e carica di pregiudizi, significa però che tale libertà è stata conferita dal Marocco ed è contraddittoria con la dichiarazione dei soprusi citati.
Viene nominata la forza delle donne e la loro compartecipazione alla costruzione dei campi, dimenticando di sottolineare che non trattasi del territorio marocchino, ma del territorio algerino, precisamente Tindouf.
Citate voi stessi inoltre che è stato innalzato il livello di alfabetizzazione nelle regioni del Sahara,questo proprio grazie agli interventi del Marocco in ambito legislativo dopo il suo governo, dal passaggio dal nomadismo alla stanzialità della popolazione.
Prima del 1975 le regioni del Sahara erano caratterizzate da spazi deserti e da tende. Oggi grazie agli interventi strutturali da parte del Marocco, agli investimenti nell’istruzione, nella sanità e nella tutela dei diritti umani, insieme alle agevolazioni fiscali, la qualità di vita è buona.
Terminiamo infine questa nostra lettera, egregio signor sindaco, sottolineando il desiderio e l’auspicio che la comunicazione inerente a certi eventi che riguardano il Nostro Paese, sia il più possibile autentica e realistica e soprattutto libera da posizioni personali e politiche.
Cogliamo l’occasione inoltre per rivolgerle il Nostro invito in Marocco e soprattutto nelle regioni del Sahara, dove potrà direttamente conoscere la situazione reale e sarà un Nostro gradito ospite.
Cordiali saluti,

Brescia , lì 11-03-2013

Mohamed Kendil 

Associazione Rawafid (Affluenti)
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