Tindouf: L’infiltrazione di AQMI nei campi di Tindouf è una “minaccia immediata alla sicurezza del Magreb e del Sahel”

martedì 8 gennaio 20130 commenti


L’infiltrazione di AQMI nei campi di Tindouf è una “minaccia immediata alla sicurezza del Magreb e del Sahel”
L’infiltrazione a grande scala dell’ Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQMI) nei campi di Tindouf, sud ovest dell’Algeria,  costituisce una “menaccia immediata” alla sicurezza dei paesi del Maghreb e del Sahel, in un contesto regionale segnato dall’alleanza tra separatisti militarmente esercitati e militanti estremisti, i due, si sono trovati favoreggiati oggi dalla situazione nel nord del Mali.
“Esistono prove che attestano l’infiltrazione nei campi di Tindouf dall’AQMI, e che delle informazioni verificate parlano dell’arrivo in nord del Mali di decina di membri del “polisario” venuti per prestare mano forte ai gruppi terroristici che seviziano in questo paese del Sahel”, sottolinea il Centro per le analisi navali (basato in Virginia, USA), ), nel suo rapporto del mese di dicembre intitolato: ''Le sfide sicuritarie in Libia e nella regione del Sahel''.
L’esacerbazione della situazione della sicurezza nella regione del Sahel  e il deterioramento della situazione umanitaria e socioeconomica nei campi di Tindouf, “particolarmente tra i giovani” che discredita la dirigenza del “polisario” che è oggetto di sfiducia crescente da parte della popolazione a Tindouf.
Eccedute dal calvario subito al quotidiano dalle popolazioni sequestrate, contro il loro gradimento, nei campi di Tindouf, molte voci si alzano a Washington per chiedere ''alla chiusura'' dei detti campi, ''diventati il ventre molle della lotta anti-terrorista in un insieme geografico che si estende dal Magreb alla regione del Sahel''.
''I campi di Tindouf sono diventati, sotto l'influenza delle milizie del Polisario, un terreno fertile per i reclutatori delle reti terroristiche, dei trafficanti di ogni genere e delle bande criminali, da cui l'imperativo della loro chiusura'', nota nella stessa direzione un rapporto intitolato: ''Terrorismo in Africa del Nord, dell'Ovest e centrale: dal 11 settembre alla Primavera araba'', pubblicato per il 2012 dal Centro internazionale per gli studi sul terrorismo, che dipende dal Potomac Institute.
Per l'autore di questo rapporto, Yonah Alexander, la minaccia di Al-Qaida nel Magreb islamico (Aqmi) deve indurre la Comunità internazionale ''a mettere in testa delle sue priorità un decentramento permanente delle popolazioni da questi campi conformemente ai protocolli e convenzioni internazionali pertinenti''.
La relazione, che è stata presentata in una conferenza tenuta a National Press Club della capitale degli USA, sotto il tema: ''Cooperazione internazionale per la lotta anti terrorista'', mette l'accento sulla necessità di trovare un regolamento definitivo alla questione del Sahara, che costituisce ''un ostacolo alla sicurezza della regione ed impedisce lo spiegamento di una vera cooperazione economica nel Magreb e nel Sahel''.
Alexander affida, in questo contesto, di aver constatato durante una visita a Dakhla (Sud del Marocco) le opportunità offerte alle persone, che avevano avuto la possibilità di estrarsi dai campi di Tindouf, per diventare cittadini produttivi e perciò beneficiare dello sviluppo e del progresso che conoscono le province del Sud. ''Si tratta di un diritto umano inalienabile e indiscutibile”, ha insistito.
Durante l'anno 2011, prosegue il documento, delle relazioni che convengono ed una serie di arresti hanno confermato l'esistenza di legami avverati tra Aqmi e delle bande sudamericane nel quadro di operazioni di traffico di droghe verso l'Europa via la regione del Sahel, con la complicità di membri del Polisario.
Il rapporto sostiene, d'altra parte, che il conflitto del Sahara ''costituisce un'apertura per l'espansione delle attività dell'Aqmi nella regione (...) diventata un focolare ed un terreno fertile a questo gruppo terroristico'', e ne vuole per prova il rapimento, nel cuore di Tindouf, di tre lavoratori umanitari occidentali, e che sono stati liberati, dopo molti mesi di cattività, con un riscatto di molti milioni di euro venuti a sostenere le casse dell'Aqmi, che appare sulla lista delle organizzazioni terroristiche internazionali stabilita dal dipartimento di Stato americano.
Le conseguenze sulla stabilità e la sicurezza del Magreb e del Sahel da una congiunzione di interessi tra l'Aqmi ed il Polisario sono incalcolabili. Aqmi ed i gruppi terroristici che si vantano della stessa matrice ideologica nella regione del Sahel operano instancabilmente al consolidamento dei loro legami con i trafficanti di droghe nei campi di Tindouf che si sono infiltrati ad un'ampia scala reclutando una gioventù frustrata e senza una speranza di un domani migliore.
 Dopo aver elaborato questa stessa constatazione, uno studio del Think Thank americano, Carnegie Endowment richiama l'attenzione sull'intensificazione delle attività criminali e delle tensioni sociali nei campi di Tindouf che costituiscono pertanto un'altra minaccia per la stabilità e la sicurezza nel Nordafrica e la regione del Sahel nel suo insieme.
Sottolineando che l'Aqmi e le varie reti di traffico di droga si nutriscono dalle rivalità regionali, questo centro di ricerca richiama ad una risoluzione del conflitto del Sahara inducendo le parti a negoziare un accordo che mette l'accento sul presente ed il futuro anziché restare prigioniero dei gioghi ideologici ereditati della guerra fredda.
E da sottolineare in questo contesto che il piano marocchino d'autonomia costituisce una base solida di negoziato per la risoluzione di questa vertenza regionale, che è durata troppo.
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