Rowaida Mroue, la voce delle donne arabe

giovedì 8 agosto 20130 commenti

Rowaida Mroue

Roma – Ci sono cose che ogni donna occidentale fa senza pensare. Che appartengono a lei in quanto essere umano; sono impresse nella sua cultura e fanno parte del suo modus vivendi. La mattina ci alziamo e decidiamo cosa indossare, andiamo a lavorare, studiamo, ci innamoriamo, decidiamo se sposarci, con chi sposarci, andiamo a votare… Cose che ci appartengono dalla nascita, che ci caratterizzano; cose che diamo a volte per scontate perché fanno parte della vita di ogni persona che circonda noi e il nostro mondo. In realtà non è così. Ancora oggi nel 2013 ci sono Paesi, in Medio Oriente e Africa, dove questi “Diritti” sono ancora negati e sono al centro  di scontri e di violente lotte. Paesi dove le donne guardano all'Occidente, alle loro sorelle che vivono in Occidente, come a un modello da realizzare. E sono tante ormai in prima linea. Tra loro una voce si fa sentire più di tutte forte e ogni giorno sui media arabi e sui social network: quella di una giovanissima attivista e giornalista libanese, Rowaida Mroue. 
Rowaida a 26 anni è diventata un punto di riferimento insieme al Centro internazionale di gestione e soluzione dei conflitti che dirige a Beirut, è diventata un'icona delle battaglie femministe che si combattono quotidianamente nell'immensa area della Mezzaluna. Lei sa come parlare alle musulmane e ai loro mariti e lo fa con coraggio ma senza destare il clamore di Amina, la Femen tunisina. E sa come parlare ai politici. Lo fa scrivendo articoli,  lo fa con i suoi servizi televisivi e i suoi  reportage, che sono crudi come le violenze che denuncia.  Lo fa scendendo ogni volta che può in strada a manifestare come è successo nei mesi scorsi quando ha creato un movimento nel suo paese per chiedere le quote rosa in Parlamento. Lo fa andando alle Nazioni Unite a denunciare la condizione delle donne Saharawi nei campi del Polisario a Tinduf. 

Figlia della Primavera Araba? No. Rowaida anzi è molto critica su quello che è avvenuto. Sostiene che la Primavera Araba non sia riuscita a dare una vera svolta alla condizione della donna in Medio Oriente. “Se guardiamo alla Tunisia, all’Egitto, al Libano e alla Siria, le donne sono ancora di fronte a molestie sessuali e non sono protette contro la violenza domestica dalla legge”. 

“La Primavera Araba -aggiunge- ha sicuramente contribuito a far arrivare la nostra voce ai media e all’opinione pubblica, ma le nuove costituzioni non sono ancora molto a favore dei diritti delle donne così come i conflitti politici di molti Paesi arabi stanno danneggiando la condizione dei diritti umani”.  Ci sono poi paesi, sottolinea,  mosche bianche purtroppo, come il Marocco, dove la situazione dei diritti delle donne e del loro sviluppo sta comunque progredendo, anche dal punto di vista costituzionale, a differenza di altri come l’Egitto, il Libano, l’Arabia Saudita, dove il cammino da percorrere è ancora molto lungo. 

Quanto al movimento di Femen, le cui attiviste si  spogliano per manifestare contro i soprusi e le discriminazioni di cui sono vittime, Rowaida osserva:  “pur non apponendo limiti ai metodi che possono essere utilizzati nella battaglia per la difesa delle cause umanitarie, non è accettabile per noi donne mostrare quello che non accettiamo di mostrare nella nostra vita quotidiana, sotto il pretesto di difendere questa causa, così come non sono accettabili quelle altre forme di criminalità e minaccia che sono esplose in questi scontri”. 

Democrazia, uguaglianza, libertà; sono questi i capisaldi della battaglia di Rowaida Mroue. Una piena libertà di espressione che viene da lei messa in evidenza anche nella scelta dell’utilizzo dell’hijab. “Pur essendo musulmana - dice l’attivista libanese, che lo scorso giugno a Sabaudia ha ritirato il  Premio Pavoncella alla creatività femminile, che ha vinto per la sezione internazionale  - io non indosso il velo ma rispetto la libertà di espressione religiosa. Credo che la libertà sia infatti lasciare agli altri la scelta di indossare o meno quello che vogliono senza minacce o pressioni da parte della politica, dei media o della società”. 

Parole che dovrebbero far riflettere  l'Occidente, dove le donne in questo momento vivono un nuovo momento di fragilità, che impone di mantenere alta la guardia sui diritti acquisiti e su una parità che in molti casi resta solo teorica. Ogni giorno assistiamo infatti anche in questa parte del mondo a tragici episodi di femminicidio. E anche qui lo scenario è desolante: donne abusate, uccise dai loro mariti, conviventi, amanti che non sopportano di essere abbandonati; donne che devono lottare per affermare la loro piena parità politica; donne discriminate sul lavoro; donne oggetto di stalking e di mobbing. 

Ecco perchè ci sentiamo più che mai vicine a Rowaida: la sua battaglia è infatti anche e ancora la nostra battaglia. 

Autore: Sara Pizzei


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