Preoccupazioni del Marocco sul caos in Repubblica Centroafricana

martedì 31 dicembre 20130 commenti

di Yassine Belkassem

La Repubblica Centroafricana affronta oggi una delle sue più gravi crisi interne della sua storia. Un paese con ampie aree del suo territorio sono cascate nelle mani di milizie criminali e dove i saccheggi, il reclutamento di bambini soldati, stupri, uccisioni e distruzioni di villaggi sono diventati la sorte quotidiana del popolo. Una situazione drammatica che ha causato l'esodo di massa, quasi un milione di persone, un quarto della popolazione, sono fuggite dalle loro case per raggiungere zone sicure all'interno del paese o nei paesi vicini come il Ciad, Camerun e nella Repubblica Democratica del Congo. Una catastrofe umanitaria senza precedente, impostata da un caos di sicurezza, aggravato da una potenziale crisi alimentare e da probabili epidemie a causa di un sistema sanitario in rovina. Questa grave situazione ha condotto molti paesi, tra cui la Francia e il Regno del Marocco a lanciare allarme e ad avvertire per l'attuazione di misure urgenti con il sostegno della comunità internazionale per evitare nuovo deterioramento della situazione.
il caos nella Repubblica centroafricana implicherebbe una destabilizzazione totale di tutta la regione per la sua posizione geostrategica come crocevia della zona dei Grandi Laghi, i due Sudan, Camerun, Ciad e Congo. Senza escludere che l’anarchia in questo paese porterebbe inevitabilmente terroristi e gruppi criminali provenienti da altri paesi africani e da altrove ad occupare questo territorio come è stato l’anno scorso in Mali e come vediamo oggi nel sud dell'Algeria e nei campi dei saharawi sequestrati a Tindouf in sud ovest algerino. Ecco perché sia urgente porre fine al conflitto interconfessionale che si è appena emerso nella Repubblica Centroafricana, promuovere il dialogo interreligioso per una dinamica di pace e di solidarietà siano ristabilite in questo paese.
L’intervento del Regno del Marocco è pronto, basato sulle sue eccellenti relazioni bilaterali con la Repubblica Centroafricana, infatti, Sua Maestà il Re Mohammed VI ha avuto, il 24 dicembre 2013, una conversazione telefonica con il presidente francese François Hollande dedicata principalmente ai recenti avvenimenti in Repubblica Centroafricana e in cui ha espresso al suo interlocutore la sua grande preoccupazione per il deterioramento della situazione della sicurezza, il peggioramento della crisi umanitaria e l'aggravamento delle tensioni interconfessionali nel paese africano, ponendo l’accento sull'urgenza di creare le condizioni favorevoli a un dialogo inclusivo che permette a tutto il popolo centroafricano di realizzare la concordia nazionale e di avviare una transizione democratica pacifica nel quadro del rispetto dell'unità nazionale e che il Regno del Marocco, forte di suoi legami storici con tutte le componenti confessionali e politiche della Repubblica Centroafricana, intende contribuire attivamente agli sforzi avviati per ristabilire la pace e l'ordine pubblico in questo paese e di far cessare la spirale di attacchi e rappresaglie di carattere confessionale violento, che colpisce la popolazione, in particolare la comunità musulmana, cosa che costituisce uno sviluppo altamente preoccupante e particolarmente strano per il continente africano.
Cosi il Sovrano ha ordinato il 26 dicembre l'invio di un contingente delle Forze Armate Reali (FAR) alla Repubblica Centroafricana, dicendo ai militari che la loro missione sarà una nuova pagina che si aggiungerà alle pagine gloriose dai precedenti contingenti sui vari fronti come in Congo, Somalia, Bosnia Erzegovina, Haiti, e ancora che continuano in Kosovo, Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica della Costa d'Avorio, dando così per eccellenza la professionalità e l'efficacia del soldato marocchino noto per la sua grande capacità di adattabilità nell'ambiente estero, nel pieno rispetto dei principi della legalità internazionale.
Infine, si permette che l'unica soluzione nella Repubblica Centroafricana sia come ha sottolineato il Re Mohammed VI del Marocco garantendo una equilibrata e non discriminatoria protezione a tutte le comunità religiose e etnica per promuovere la nascita di una vera democrazia lontano da strategie etniche o religiose.


Siena, 31/12/13
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