“Polisario – crisi del Mali – terrorismo o germi di una conflagrazione politico-sicuritaria nella regione del Sahel e in Nord Africa”
Estratti da Analisi di Farid Mnebhi
L'affondamento del conflitto del Sahara e il decadimento
interno di un polisario sempre ridotto a subire i contraccolpi negativi
dell'ostinazione dell'Algeria a perpetuare questa disputa che l'oppone al Regno
del Marocco nel solo scopo di indebolire questo paese, ha sistematicamente indotto
un'esacerbazione delle tensioni e dei clivaggi in seno a questa entità (polisario)
ed accentuato, allo stesso tempo, la precarietà delle condizioni di vita delle
popolazioni sequestrate.
Così e davanti alla mancanza di prospettive di
avvenire, decine giovani saharawi lasciano quotidianamente i campi dei
separatisti in Algeria per ritornare in Marocco. Mentre altri, generalmente nati
nei campi di Tindouf ed essendo cresciuti in Algeria, tendono a ribaltarsi
nella delinquenza e la criminalità integrando nelle reti di traffico in ogni
genere fiorente nella regione.
Questa malsana ambiente, aggravata dal nepotismo e
l'arricchimento illecito dei dirigenti del polisario che deviano a conto loro
gli aiuti umanitari, ha creato anche un concime propizio alle operazioni di
arruolamento di parecchi giovani saharawi che sono oramai ricettivi del
discorso islamista in seno dei movimenti estremisti religiosi.
Questa ultima tendenza osservata, particolarmente, dalla
metà degli anni 2000, contaminata dal concentrato e il rafforzamento della movenza
islamista radicale mauritana, aveva dato luogo all’implicazione di diversi decine
giovani saharawi nelle operazioni terroristiche messi a termine dal branco
mauritano dell’ex GSPC algerino nella regione del Sahel.
Si è rinforzata, nel frattempo, a causa del
deterioramento, da una parte, delle condizioni di vita nei campi saharawi, ma
anche allo sguardo dell'uscita di una nuova tendenza al livello regionale
incarnata dalle sinergie sempre più evidenti tra i gruppi terroristici e le
bande criminali versate nei traffici in ogni genere in cui i saharawi giocano
tanto i primi ruoli, le implicazioni delle mafie sahrawi sono state verificate
e sono state dimostrate nei traffici di droga e soprattutto di armi che sono
vendute dai negoziati sahrawi all'ex GSPC, portante, dal 2007, la denominazione
di Al Qaida al Magreb Islamico (AQMI).
Questa tendenza si è consolidata anche a causa del disagio della dirigenza
del polisario che provava un imbarazzo certo nei confronti del suo mentore
algerino in quanto a divulgare l'endemia islamista radicale che si è
impossessata dei campi dove dei facilitatori e degli indottrinatori si dedicano alla radicalizzazione di questi
giovani incitandoli a raggiungere i campi di AQMI al nord del Mali.