L’infiltrazione di AQMI nei campi di Tindouf è una “minaccia immediata alla sicurezza del Magreb e del Sahel”
L’infiltrazione
a grande scala dell’ Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQMI) nei campi di Tindouf,
sud ovest dell’Algeria, costituisce una “menaccia
immediata” alla sicurezza dei paesi del Maghreb e del Sahel, in un contesto
regionale segnato dall’alleanza tra separatisti militarmente esercitati e
militanti estremisti, i due, si sono trovati favoreggiati oggi dalla situazione
nel nord del Mali.
“Esistono prove che
attestano l’infiltrazione nei campi di Tindouf dall’AQMI, e che delle informazioni
verificate parlano dell’arrivo in nord del Mali di decina di membri del
“polisario” venuti per prestare mano forte ai gruppi terroristici che seviziano
in questo paese del Sahel”, sottolinea il Centro per le analisi navali (basato in
Virginia, USA), ), nel suo rapporto del mese di dicembre intitolato: ''Le sfide
sicuritarie in Libia e nella regione del Sahel''.
L’esacerbazione
della situazione della sicurezza nella regione del Sahel e il deterioramento della situazione
umanitaria e socioeconomica nei campi di Tindouf, “particolarmente tra i
giovani” che discredita la dirigenza del “polisario” che è oggetto di sfiducia
crescente da parte della popolazione a Tindouf.
Eccedute
dal calvario subito al quotidiano dalle popolazioni sequestrate, contro il loro
gradimento, nei campi di Tindouf, molte voci si alzano a Washington per chiedere
''alla chiusura'' dei detti campi, ''diventati il ventre molle della lotta anti-terrorista in un insieme geografico che si estende dal Magreb alla regione
del Sahel''.
''I
campi di Tindouf sono diventati, sotto l'influenza delle milizie del Polisario,
un terreno fertile per i reclutatori delle reti terroristiche, dei trafficanti
di ogni genere e delle bande criminali, da cui l'imperativo della loro
chiusura'', nota nella stessa direzione un rapporto intitolato: ''Terrorismo in
Africa del Nord, dell'Ovest e centrale: dal 11 settembre alla Primavera araba'',
pubblicato per il 2012 dal Centro internazionale per gli studi sul terrorismo, che
dipende dal Potomac Institute.
Per
l'autore di questo rapporto, Yonah Alexander, la minaccia di Al-Qaida nel
Magreb islamico (Aqmi) deve indurre la Comunità internazionale ''a mettere in
testa delle sue priorità un decentramento permanente delle popolazioni da
questi campi conformemente ai protocolli e convenzioni internazionali
pertinenti''.
La
relazione, che è stata presentata in una conferenza tenuta a National Press Club della
capitale degli USA, sotto il tema: ''Cooperazione internazionale per la lotta anti
terrorista'', mette l'accento sulla necessità di trovare un regolamento
definitivo alla questione del Sahara, che costituisce ''un ostacolo alla sicurezza
della regione ed impedisce lo spiegamento di una vera cooperazione economica
nel Magreb e nel Sahel''.
Alexander
affida, in questo contesto, di aver constatato durante una visita a Dakhla (Sud
del Marocco) le opportunità offerte alle persone, che avevano avuto la
possibilità di estrarsi dai campi di Tindouf, per diventare cittadini
produttivi e perciò beneficiare dello sviluppo e del progresso che conoscono le
province del Sud. ''Si tratta di un diritto umano inalienabile e indiscutibile”,
ha insistito.
Durante
l'anno 2011, prosegue il documento, delle relazioni che convengono ed una serie
di arresti hanno confermato l'esistenza di legami avverati tra Aqmi e delle
bande sudamericane nel quadro di operazioni di traffico di droghe verso l'Europa
via la regione del Sahel, con la complicità di membri del Polisario.
Il
rapporto sostiene, d'altra parte, che il conflitto del Sahara ''costituisce
un'apertura per l'espansione delle attività dell'Aqmi nella regione (...)
diventata un focolare ed un terreno fertile a questo gruppo terroristico'', e
ne vuole per prova il rapimento, nel cuore di Tindouf, di tre lavoratori
umanitari occidentali, e che sono stati liberati, dopo molti mesi di cattività,
con un riscatto di molti milioni di euro venuti a sostenere le casse dell'Aqmi,
che appare sulla lista delle organizzazioni terroristiche internazionali
stabilita dal dipartimento di Stato americano.
Le
conseguenze sulla stabilità e la sicurezza del Magreb e del Sahel da una
congiunzione di interessi tra l'Aqmi ed il Polisario sono incalcolabili. Aqmi
ed i gruppi terroristici che si vantano della stessa matrice ideologica nella
regione del Sahel operano instancabilmente al consolidamento dei loro legami
con i trafficanti di droghe nei campi di Tindouf che si sono infiltrati ad
un'ampia scala reclutando una gioventù frustrata e senza una speranza di un domani
migliore.
Dopo aver elaborato questa stessa
constatazione, uno studio del Think Thank americano, Carnegie Endowment
richiama l'attenzione sull'intensificazione delle attività criminali e delle
tensioni sociali nei campi di Tindouf che costituiscono pertanto un'altra
minaccia per la stabilità e la sicurezza nel Nordafrica e la regione del Sahel
nel suo insieme.
Sottolineando
che l'Aqmi e le varie reti di traffico di droga si nutriscono dalle rivalità
regionali, questo centro di ricerca richiama ad una risoluzione del conflitto
del Sahara inducendo le parti a negoziare un accordo che mette l'accento sul
presente ed il futuro anziché restare prigioniero dei gioghi ideologici
ereditati della guerra fredda.
E
da sottolineare in questo contesto che il piano marocchino d'autonomia
costituisce una base solida di negoziato per la risoluzione di questa vertenza
regionale, che è durata troppo.